Il tempo è tutto una nostra percezione. Dipende assolutamente dalla nostra mente. Il passato, perché vissuto, è la sequenza di ricordi derivati appunto dalla nostra memoria. Il presente invece è la comprensione, in funzione dei propri valori, di quanto sarà percepito. Il futuro è la somma delle previsioni ed in aggiunta la trasformazione di tutti i costrutti logici-razionali ed emotivi che ci spingono a percorrere passi nel presente e vissuto futuro.
Ogni gesto, azione, anche il più minimo atto, ha un “backlash”, una latenza. Questa latenza determina una inesistenza del presente ed un continuo tramutarsi di passato in futuro. Non esiste quindi il presente. Dove sta il presente? Come lo fermiamo questo punto di congiunzione tra il prima e il dopo. L’unione dei due coni di uno spazio M4 (spazio di Minkowski) – il punto in cui il tempo vale zero ed abbiamo unn intero iperpiano spaziale.
Sarebbe interessante quantificare il tempo trascorso e centrato su vissuti positivi e il tempo trascorso, complemento dei vissuti positivi e quindi neutri o negativi. Vissuti tradotti in funzione dei propri valori come positivi. E quanti sono invece i vissuti legati al caso e quanti i futuri legati alla necessità.
Esiste una componente importante nella composizione del passato e del futuro quale la casualità. Ovunque si legge del contributo della casualità. Eventi casuali. Nessun evento è casuale; tutto risponde a leggi della fisica ben precise (una per tutte il II Principio della Termodinamica) a meno di fenomeni legati alla coscienza. L’essere umano quindi può non rendere casuali tutti gli eventi interpellando la coscienza.
Alcune opere mostrano, senza parole, il significato del tempo; il Memento mori di Pompei, Vanitè di De Champaigne; Monet, con le sue cattedrali, pagliai, ponti giapponesi e laghetti ripresi nelle varie ore del giorno o durante le stagioni; Cezanne, il primo vero scompositore di volumi e quindi colui che inserì il tema della quarta dimensione ; Picasso, sviluppatore di una concezione artistica assoluta del rapporto spazio tempo nato con la emergente teoria della relatività; L’Enigma dell’Ora di De Chirico con l’orologio che segna un’ora che non corrisponde alle ombre proiettate sotto i portici. La “Persistenza della Memoria” di Dalì con gli orologi, allo stato fuso, che mostrano in una scena fantastica la percezione temporale, la propria! Tutti hanno dipinto il tempo.
Ci si perde, quindi osservando le opere, come in una passeggiata distesa e dove la mente non programma, in una giornata brumosa su una spiaggia senza orizzonte, nelle domande più difficili e su cui è possibile soffermarsi per giorni. Per esempio:
@ Il tempo è qualcosa che fluisce in maniera oggettiva o è modificata percettivamente dai nostri sensi?
@ Dal punto fisico il tempo è legato all’entropia e quindi al concetto di cambiamento; se non avvenisse alcuna trasformazione il tempo esisterebbe ancora?
@ Il fluire del tempo è lineare oppure ha carattere non progressivo ma circolare/ciclico?
@Se l’essere umano non fosse mai esistito, il tempo avrebbe avuto lo stesso valore id oggi?
Platone, Aristotele, Sant’Agostino, Galilei, Newton, Leibniz, Kant, Lorentz, Einstein, tra i più grandi, hanno messo le mani su questo buco nero pervaso dalla comune opinione.
Una prima visione descrittiva del tempo viene data leggendo Sant’Agostino, quale entità soggettiva. Si comprende dalle Confessioni che il tempo è distensione dell’animo. Anima che non può vivere momenti passati, presenti e futuro; solo il presente. Afferma che senza creature questi non esiste. Grazie al Santo di Ippona di introduce definitivamente (perché già riportato in Bibbia e Corano come evoluzione verso un destino ultimo) un concetto di tempo lineare, progressivo legato alla natura umana e slegato dal concetto di movimento. Questa forma di tempo, pervaderà tutta la Cristianità futura e il Mondo Occidentale. L’essere umano Moderno vive un tempo lineare e progressivo.
Kant lega il tempo indissolubilmente alla sensibilità dell’essere. Riconosce un senso esterno, lo spazio, ed un senso interno, il tempo. E’ il soggetto che con la propria memoria ordina gli eventi nello spazio e nel loro susseguirsi definendo il tempo. Ogni istante e quindi diverso dagli altri. La sensibilità delle essere formata dai propri valori. Un uomo povero di valori avrà vita breve o lunga rispetto ad un uomo ricco di valori?
La morale dell’essere umano può generare un tempo definito come il costante miglioramento (pensiero socialista), il costante peggioramento (pensiero Cristiano o Islamico) oppure in una logica ciclica un alternarsi di miglioramento e peggioramento (come accade ad esempio nel Buddhismo o in alcune teorie sulla formazione dell’universo).
Con Bergson e Einstein, soprattutto grazie al primo, si attribuisce ancora più importanza alla coscienza e alla soggettività. La scienza, anche con la relatività, non riesce a spiegare l’evoluzione della coscienza.
Con la fisica e le sue rigide strutture logiche diventa sempre più importante riconoscere nel tempo una definizione connessa all’evoluzione e all’esperienza. Una serie di stati qualitativi della coscienza, legati gli uni agli altri ma tutti unici e mai ripetibili. Questi è quindi un tempo dell’interiorità.
Il tempo occidentale viene ancora oggi troppo legato a dei principi economici, finanziari, etc, mentre in realtà il tempo non è legato a nessuna causa esteriore. La coscienza, come tale, vive di un processo di mutamento continuo e irripetibile. La scienza rileva dalla cristianità la retta temporale.
Il tempo che si intende scientifico è quello spazializzato, legato ad un movimento meccanico, idraulico, ad un salto quantico, etc. E’ ripetibile; somiglia ad un insieme di lineette tracciate su un muro infinito.
Dopo millenni il pensiero filosofico naviga in questa nebbia alla ricerca delle origini e segnali di tangibilità. Grazie a Bergson e grazie alle più moderne teorie fisiche il tempo spazializzato sta lasciando il posto ad un tempo più metafisico e permettendone una comprensione nuova.